Operazione della Guardia di Finanza. Quattro ordinanza restrittive per caporalato
E’ stata la denuncia di un cittadino extracomunitario a far scattare le indagini coordinate dalla Procura della Repubblica di Foggia e svolte in collaborazione con lo SCICO di Roma e il GICO del Nucleo PEF Bari. Secondo quanto dichiarato dal migrante, la sua attività lavorativa per la raccolta delle olive e quella dei connazionali presenti non era vincolato contrattualmente e con adeguate retribuzioni. Le attività investigative consentivano di ricostruire lo sfruttamento di centinaia di braccianti di origine africana, soprattutto reclutati a Borgo Mezzanone ed impiegati in condizioni di lavoro degradanti. Al centro delle indagini un “caporale” proveniente dalla Costa d’Avorio che, in contatto con alcune cooperative agricole locali, si occupava di reperire i braccianti e trasportarli, stipati in un furgone, dalle baracche della ex pista di Borgo Mezzanone ai campi. I lavoratori, con turni di lavoro anche di oltre 10 ore, senza alcuno strumento di protezione individuale ed in ogni condizione meteorologica, percepivano, nella maggior parte dei casi, circa 15 euro al giorno, pagati a “a cottimo” poco più di un euro per ogni contenitore di ortaggi lavorato; dalla paga giornaliera veniva decurtata una somma anche di 5 euro per il trasporto. Per questo i finanzieri del Gruppo di Foggia hanno tratto in arresto 4 persone indagate di intermediazione e sfruttamento del lavoro (quindi “caporalato”) nei confronti di centinaia di braccianti agricoli extracomunitari illecitamente impiegati nell’agro foggiano. Tra i soggetti raggiunti dal provvedimento restrittivo anche i gestori di n. 2 cooperative agricole.