Rubrica “Donne che ammiro”: Intervista a Maria Pia Vigilante.

Rubrica “Donne che ammiro”: Intervista a Maria Pia Vigilante.

Intervista a Maria Pia Vigilante

A cura di Mariangela Cassano – Founder della community DEA #donnecheammiro

 

Questa settimana ho scelto di scrivere di una donna che ammiro profondamente per il suo impegno concreto, generoso, appassionato e competente nella lotta alla violenza sulle donne. La Dea che presento è l’avvocata Maria Pia Vigilante, nata a Peschici e che esercita la professione a Bari dal 1983. Si occupa dal 1994 della difesa delle donne vittime di violenza sia in campo strettamente penalistico che civilistico. È abilitata a patrocinare presso le Magistrature superiori. Dal 1980 al 1987 ha avuto rapporti con il Dipartimento di Diritto del lavoro e delle relazioni industriali, partecipando a numerose ricerche finanziate dal CNR, dall’Università stessa. Dal 87 al 89 è stata cultrice della materia presso la facoltà di Giurisprudenza di Verona – Dipartimento di diritto del lavoro, occupandosi delle pari opportunità e partecipando a ricerche sul tema. Collabora con svariate associazioni di volontariato per garantire il diritto di difesa ai minori, alle donne vittime di violenza, riduzione in schiavitù, ecc. Dal 2002 ad oggi è coordinatrice dell’Associazione italo –siriana “Apollodoro di Damasco, con sede in Bari. È presidente dal 2002 dell’Associazione GIRAFFAH! (Gruppo Indagine Resistenza alla Follia Femminile AH!) Onlus. Inoltre, fa parte del gruppo giuridico delle avvocate dell’UDI (Unione Delle Donne in Italia) e di Reama – rete dell’auto mutuo aiuto della Fondazione Pangea onlus.

Maria Pia Vigilante l’ho conosciuta a Vieste in occasione del secondo appuntamento nazionale #deaincircolo a Vieste, e da allora la seguo con grande interesse, perché donne e professioniste come lei sono perle rare e preziose nel mare delle reti femminili presenti nel nostro Paese.

 

 

Cosa ti ha spinto a diventare avvocata?

“Quando studiavo pensavo di fare il concorso in Magistratura, dopo però ho optato per la professione forense su accompagnamento del mio prof. Mario Giovanni Garofalo. La tutela dei deboli è stato sempre il mio obiettivo. Infatti, nasco giuslavorista e segnatamente mi sono occupata dei prestatori di lavoro. Da qui ho ampliato la mia linea d’azione nelc orso degli anni sino ad occuparmi della difesa dei collaboratori di Giustizia ed infine dalla fine degli anni 90 delle donne vittime di violenza maschile. Oggi, quasi al termine della carriera anche se è difficile dismettere la professione d’avvocata, posso dire di occuparmi sia del civile che del penale, con grande soddisfazione. Quello che mi ha spinto è la mia curiosità che non scema con gli anni”.

 

Come nasce e cosa fa l’associazione G. I. R. A. F. F. A. AH! Onlus di cui sei presidente dal 2002?

“Giraffa è un acronimo e significa Gruppo Indagine Resistenza Alla Follia femminile; nasce da un gruppo di amiche, tra cui una psichiatra, che ha deciso di organizzare un gruppo di autostima. Da quell’esperienza, ci si rese conto che era importante lavorare con le donne per il recupero dell’autostima e, da qui, la nascita del centro d’ascolto per donne maltrattate, formato esclusivamente da volontarie che regalavano alle altre donne il proprio tempo. Nel 1998, anno in cui sulle nostre coste sbarcavano ragazze provenienti dai paesi dell’est per vederle costrette a prostituirsi dai loro sedicenti fidanzati ovvero amici, decidemmo di occuparci di queste donne per aiutarle ad affrancarsi dalla costrizione della prostituzione. Per poter avere a disposizione dei finanziamenti organizzare delle azioni di sistema abbiamo partecipato a dei bandi europei, alcuni in partenariato con Telenorba, grazie ad una socia giornalista, Ida Mastromarino.

In quell’occasione vennero prodotti spot televisivi, aperta una casa rifugio ove venivano ospitate queste ragazze che riuscivano a scappare ed abbiamo istituito il primo numero verde antitratta. Fu un bellissimo momento ricco di creatività, frutto del lavoro di donne di diverse professioni”.

 

Il Papa nel giorno della Vigilia di Natale e il primo gennaio ha ribadito che la violenza sulle donne è una vera piaga, perché nonostante se ne parli tanto aumentano i femminicidi nel nostro Paese?

“Ha ragione il Papa, è una brutta piaga che tarda ad essere estirpata nonostante l’immenso proliferare di leggi finalizzate per lo più ad inasprire le pene. Purtroppo, il nostro legislatore è sordo al vero cambiamento che può avvenire solo con azioni di prevenzione e con il raggiungimento della parità di genere. Siamo ancora una società patriarcale ove la donna è relegata fra le mura domestiche. Si pensi al periodo pandemico che ha visto l’espulsione di quasi il 90% delle donne dal mercato del lavoro. La mancanza di autonomia economica, il venir meno dell’autostima sono l’humus in cui viene agita la violenza maschile sui corpi delle donne anche alla presenza dei figli; per questi ultimi casi parliamo di violenza assistita”.

 

In che modo ognuno di noi può fare qualcosa per sostenere e supportare donne vittime di violenza?

“Ognuna di noi può fare tanto nell’ambito di propria competenza per ottenere il cambiamento culturale. Ad esempio la community #donnecheammiro fa già molto con questa azione di comunicazione mettendo al centro le donne e valorizzando il loro fare che non è mai neutro. Ed a proposito di cosa possiamo fare, credo sia importante ricordare il 1522, numero di pubblica utilità, istituito dal Dipartimento per le Pari Opportunità nel 2006. Bisogna fare in modo che tutte lo conoscano in modo da usarlo in presenza di agiti violenti. Tramite il 1522 si viene messe in contatto con il centro antiviolenza, territorialmente vicino, ove ci sono operatrici altamente formate che accolgono le donne con un rapporto di reciprocità, basato sul genere e con un atteggiamento non giudicante”.

 

Cosa senti di dire alle giovani ragazze per evitare di incorrere in amori sbagliati e violenti, quali sono i campanelli di allarme?

“Alle ragazze sento di dire che si deve amare conservando la propria libertà e dignità e, dunque, se un ragazzino diventa ossessivo, esprime sentimenti di gelosia, di controllo, spintona, non devono cadere nella trappola del “io ti cambierò”  devono solo cambiare ragazzo e dismettere l’abito da crocerossina”.

 

Ora per salutarci, parliamo della tua città di origine, la bellissima Peschici. Cosa ti piace di più, cosa ti manca e qual è il tuo angolo del paese che preferisci?

“Di Peschici mi piace tutto, la morfologia di questo paese arroccato su una roccia che, a dispetto della posizione, si rivela aperto e accogliente; mi piacciono gli odori primaverili, i profumi invernali della legna bruciata nei camini e tante altre cose come il mare e i suoi angoli. Personalmente ho più di un luogo del cuore, sono luoghi solitari, difficili da raggiungere dove vado l’estate a nuotare e a pensare. Purtroppo, negli ultimi anni arriva qualcuno ma sempre pochissimi tanto da sembrare intimi nel rispetto del luogo e nella pulizia che facciamo raccogliendo residui che i distratti lasciano”.

 

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