C’era una volta la “piazzetta” di Foggia, luogo di incontro di idee e progetti.

C’era una volta la “piazzetta” di Foggia, luogo di incontro di idee e progetti.

I vuoti nella piazza ed il silenzio rotto dal passaggio del solito motorino e dal vociare di gruppi di ragazzi con età media tra i 15 e 18 anni. Ogni tanto attraversa quella strada, un tempo impraticabile per la presenza di tante sedie, tavolini e assidui frequentatori, qualche “vecchietto” over quaranta che indica alla compagna “guarda in quella stradina c’erano tre locali, proprio lì dove è ora tutto buio”.

C’era una volta la “piazzetta”, che non è quella dove vendono la frutta o il pesce, ma il luogo di incontro di tanti giovani della fine degli anni Novanta, dove svago e proposte culturali si incontravano, dove si promuovevano le serate delle discoteche, dove il settimanale di appuntamenti Viveur era la fonte incontestabile per essere sempre informati su quello che sarebbe accaduto in giro. C’era una volta la piazzetta, quella dell’Insalateria, del Duncan (riapparso di recente in formato ridimensionato), del Nessun Dorma, del Bellami e di tanti altri riferimenti come il Coniglio Mannaro e L’Ultimo sogno. Qualcuno ha resistito ai tempi e al Covid. Oggi la “piazza della Cattedrale” è un pianto amaro, un paio di locali mantengono in vita la zona e tra le luci appare anche quello dell’Antica Cornetteria. La gente è vero, ha scelto altre piccole luci, in strade più piccole e decentrate, per bere un bicchiere di vino. Un tempo c’era il ristorante Chacaito, ora neanche più quello. Oggi se non fosse per l’ostinazione di alcuni cittadini che hanno deciso di investire con piccole attività, “baretto” o “vineria” o l’approdo per un panino di mare, sarebbe tutto morto. Se non fosse per Pino Vaccariello ed altri profanatori dell’abbandono della storia e delle tradizioni non avremmo la strada degli uomini e delle donne che hanno contribuito a rendere grande l’Italia, partendo da Foggia. Quello che manca è un po’ di entusiasmo e tanta partecipazione delle istituzioni. Con il sindaco o senza sindaco la storia del centro storico di Foggia non cambia. In alcuni momenti sembra essere terra di nessuno preda di centauri pericolosi, dove non si vede una pattuglia di vigili urbani o di polizia. Forse a qualcuno conviene aver riportato questa zona in un punto morto o quasi della città. Ma non finisce qua. I foggiani sapranno ancora una volta tornare a fare la differenza positiva con idee e voglia di fare. Messaggio al futuro sindaco di Foggia: le istituzioni dovranno offrire, però, gli strumenti per contribuire a mettere in atto un’azione coordinata di valorizzazione del centro storico. Chi vivrà vedrà.

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