“Sei un ricchio…”. Una dirigente scolastica offende studente e finisce in tribunale.

“Sei un ricchio…”. Una dirigente scolastica offende studente e finisce in tribunale.

Partirà il prossimo 26 gennaio il processo penale promosso nei confronti di una dirigente scolastica di un comune del subappennino rea di aver dato del “ricchione” ad un ragazzo di terza media alla presenza di un’altra docente nonché di tutti gli altri studenti della classe.
Il fatto risale oramai a tre anni fa ma, come ci spiega il padre del ragazzo, finalmente un primo risultato è stato ottenuto. “La preside entrò in classe di mio figlio, gli diede del ricchione e utilizzò altri termini talmente volgari che qui non è il caso di citare. Era presente una professoressa e tutti gli amici di classe – continua il genitore – Quando lo venni a sapere andai a chiedere spiegazioni alla preside. Mi disse che non ricordava di averlo detto ma che se effettivamente avesse utilizzato tali termini era per scherzare”.
La contestazione mossa dalla Procura della Repubblica di Foggia riguarda il delitto di abuso d’ufficio ai sensi dell’art. 323 c.p.: un fatto gravissimo se si considera il comportamento tenuto da chi occupa il vertice dell’organizzazione scolastica e che dovrebbe essere il fulcro delle azioni positive ed educative nella scuola sia per i docenti che per l’intera comunità scolastica.  Ancora più grave se si considera che nelle more la dirigente ha potuto tranquillamente continuare ad esercitare il suo ruolo e che non risultano, agli atti, mai presi provvedimenti disciplinari nei suoi confronti.
“La famiglia è stata lasciata sola – ci dice l’avvocato Daniela Gentile -. Fu interessato l’Ufficio Regionale dell’Istruzione (ex provveditorato agli studi regionali) che avviò un’inchiesta interna portata avanti da tre ex provveditori. Non abbiamo però mai saputo se sono stati presi provvedimenti disciplinari. Abbiamo segnalato il tutto anche al MIUR, nessuna risposta. Fatto sta che la preside ancora oggi opera nel medesimo istituto che attualmente è frequentato da altro membro della famiglia”. “Vogliamo ringraziare – continua l’avvocato – le famiglie dei ragazzi amici di classe. Si sa che in questi casi l’omertà la fa da padrone e invece in molti hanno colto la gravità dell’accadimento e dopo aver ascoltato i propri figli hanno manifestato la solidarietà alla famiglia e assicurato le proprie testimonianze; l’inizio del processo ci conforta comunque sulla considerazione che contegni simili non siano assolutamente accettabili all’interno di un’istituzione iconograficamente volta ad inculcare il rispetto ed i valori propri di una società civile”
Il processo potrà anche essere l’occasione per le altre istituzioni coinvolte, in primis MIUR ed Ufficio regionale, per prendere le distanze da tali contegni manifestando di essere altresì soggetti danneggiati attraverso la costituzione di parte civile. Lo faranno?

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