Bilancio di genere 2021, ancora le donne le più penalizzate.

Bilancio di genere 2021, ancora le donne le più penalizzate.

Per l’ennesima volta la questione dell’occupazione femminile torna alla ribalta a causa dei dati che confermano che le vere vittime di questa crisi purtroppo sono ancora le donne. In special modo le donne del Sud del nostro Paese.

Per le donne la pandemia è stata l’ennesima accetta per quanto riguarda lavoro e occupazione femminile nel 2021 pari al 49%.  Questo è quanto riportato nel il Bilancio di genere 2021, che sarà presentato in senato nei prossimi giorni. Dall’indagine, che esamina il bilancio pubblico sulla base di 128 indicatori relativi alla disuguaglianza uomo-donna, si evince come il peggioramento dell’economia italiana dovuto alla pandemia abbia ulteriormente inciso sul lavoro a discapito delle donne. Dall’indagine risulta che i dati sono i peggiori dal 2013 ad oggi, tant’è che diminuisce il tasso di occupazione femminile e aumenta il gap con gli uomini.

Lo scotto maggiore è quello pagato dalle donne, spesso costrette ad optare per lavori a bassa paga o a lavori part time che seppur in lieve riduzione nell’anno, ha sempre registrato nell’ultimo decennio un aumento.  Aumentano poi le donne occupate sovra-istruite rispetto al proprio impiego.  I settori nei quali le donne sono maggiormente impiegate sono: sanità, commercio e sanità e istruzione, mentre continua a non crescere il numero delle libere professioniste e delle donne che vogliono fare impresa. Le donne rappresentano la maggioranza dei dipendenti nelle scuole d’infanzia, primarie e secondarie, ma rimangono in inferiorità numerica nelle università. Le donne maggiormente colpite da questa crisi sono le mamme, che hanno tra l’altro lavorato maggiormente in smart working e hanno dovuto richiedere con maggiore frequenza degli uomini permessi e congedi parentali per fare fronte a tutte le esigenze famigliari. Uno dei dati più allarmanti è che nel 2020 tra le giovani donne tra i 15 e i 34 anni sono aumentate quelle che non svolgono ricerca attiva di lavoro, dato questo che peggiora ancor di più nel Mezzogiorno. Purtroppo è da registrare anche un rallentamento dello sviluppo delle imprese femminili, tant’è che rappresentano solo il 21,9 % cento del totale e sono principalmente piccole e localizzate nel Sud. Il divario di genere aumenta il rischio di povertà femminile, e anche in questo caso ciò vale soprattutto nel Mezzogiorno. Poche le donne a comando in azienda, e sono donne solo il 38,8% dei componenti dei consigli di amministrazione. Cresce invece la presenza femminile negli enti locali, con ruoli di assessore e consigliere comunali. Tra i numeri più vergognosi, quelli relativi all’aumento della violenza sulle donne, soprattutto fra le mura domestiche. E per concludere le donne italiane laureate tra i 30 e i 34 anni sono in aumento, ma le ragazze che scelgono studi STEM sono ancora troppo poche. Anche il dato sull’occupazione delle giovani donne laureate è in lieve calo rispetto agli anni precedenti.

Per invertire la rotta serve una rivoluzione culturale, ma per farla c’è bisogno dell’impegno di tutti, uomini e donne che vogliono un futuro per il Paese e per le sue risorse migliori, ovvero i giovani e le donne.

Non possiamo più rimanere a guardare, rimbocchiamoci le maniche e agiamo!

A cura di Mariangela Cassano Founder Community DEA #donnechemamiro.

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