Una “cassetta postale” per stabilire un dialogo anche con gli studenti. L’impegno del Centro Antiviolenza “Rinascita donna” di Manfredonia.

Una “cassetta postale” per stabilire un dialogo anche con gli studenti. L’impegno del Centro Antiviolenza “Rinascita donna” di Manfredonia.

Lo scoppiettare della legna nel camino; il tepore del suo calore che abbraccia, sconfitto, il gelo dell’inverno, disperdendosi sui vetri delle finestre; il profumo di mele alla cannella che inebria l’ambiente. La casa rappresenta per antonomasia il luogo archetipo dell’anima, lo spazio degli affetti e il contenitore simbolico del nostro essere. Le relazioni si incontrano e si scontrano qui, in un posto che può divenire culla di dolori o incubatrice da cui tutto prende vita.

L’intimità è cosa assai difficile da costruire; significa accettare la differenza, riuscendo ad essere soli ma insieme, autonomi ma completi. Schopenhauer ne dà una brillante rappresentazione attraverso il dilemma del porcospino:

«Alcuni porcospini, in una fredda giornata d’inverno, si strinsero vicini, per proteggersi, col calore reciproco, dal rimanere assiderati. Ben presto, però, sentirono il dolore delle spine che li costrinse ad allontanarsi l’uno dall’altro. Quando poi il bisogno di scaldarsi li portò di nuovo a stare insieme, si ripeté quell’altro malanno; di modo che venivano sballottati avanti e indietro tra due mali: il freddo e il dolore. Tutto questo durò finché non ebbero trovato una moderata distanza reciproca, che rappresentava per loro la migliore posizione».

La metafora del nostro luminare filosofo ci redarguisce sul paradosso dei rapporti umani e su ciò che accade in talune relazioni amorose, ove la vicinanza, pur essendo indispensabile al calore, può dar luogo a legami fusivi e soffocanti, che nulla hanno a che fare con la conquista dell’intimità.

E allora il “Noi” che scolpisce l’identità della coppia, attraverso il reciproco affidamento, la complicità e la possibilità di mantenere sempre aperta la porta al cambiamento, diviene una pericolosa trappola d’amore, nonché il luogo in cui cercare conferme al valore che non siamo capaci di dare a noi stessi.

Si crede di amare ma in realtà si cerca di essere amati, nell’illusione che l’altro possa suturare le nostre ferite. E si finisce per rinunciare a se stessi, alla propria individualità, accettando il dolore delle spine. È ciò che accade nelle relazioni violente, dove è facile che l’altro venga anteposto a qualsiasi nostro bisogno, ambizione o desiderio di affermazione professionale. In una spirale di dedizione assoluta intrisa di manipolazioni, sottomissione e comportamenti controllanti, che impediscono alla donna di scegliere, indebolendone volontà e giudizio.

Le mura domestiche, da tana degli affetti e rifugio del cuore, divengono pareti maltrattanti, impenetrabili alla luce e al confronto con l’esterno. E nel buio di un simile legame, diventiamo ciechi, perché l’ambiente domestico rischia di ovattare ulteriormente i vissuti soggettivi, annebbiando la vista e la lucidità di pensiero di molte donne, che credono erroneamente di salvare il rapporto e cambiare il partner, attraverso il silenzio e la muta rassegnazione.

La possibilità di restituire calore alla casa e voce alla donna è una delle ragioni che ha mosso la riapertura del Centro antiviolenza “Rinascita donna” dell’Ambito Territoriale di Manfredonia, avvenuta il 25 novembre 2021, sotto la gestione del consorzio Opus e della sua consorziata Domi Group, entrambe collaudate da anni nella gestione e affidamento dei centri antiviolenza.

La scelta della data di avvio, coincidente con la Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne, e il nome del servizio appaiono esemplificativi della mission che l’equipe di professioniste intende perseguire: aiutare le donne a rinascere, offrendo loro un luogo sicuro dove poter fermarsi e trovare ristoro, ridefinendo quei confini tra se e l’altro, indispensabili per salvaguardare se stesse e al contempo esperire la giusta vicinanza emotiva, senza il rischio di ferirsi.

In che modo? Facendo leva sulla forza del legame tra donne e su una relazione di cura che supporti quest’ultime nella rielaborazione dell’esperienza traumatica subita, attraverso la rivendicazione dei propri diritti, legali e giuridici, nonché la possibilità di ricolmare il proprio serbatoio affettivo di fiducia, autostima e amore per se stesse. All’interno di un percorso di fuoriuscita dalla violenza che contempla il supporto psicologico, la consulenza sociale e il reinserimento socio-lavorativo, l’accompagnamento legale e i gruppi di mutuo auto aiuto.

Il centro è aperto il lunedì dalle 10,00 alle 13,00; il mercoledì dalle 15,00 alle 18,00 e il giovedì intera giornata, dalle 10,00 alle 13,00 e dalle 15,00 alle 18,00; garantisce un servizio di assistenza telefonica h24 attraverso il numero WhatsApp 3495193603 e dispone di un numero fisso – 0884519691 – raggiungibile nelle ore d’ufficio.

Ma la voce del Cav “Rinascita donna” non si ferma qui. Accanto, infatti, all’assistenza specificatamente dedicata alle donne coinvolte in relazioni maltrattanti, l’equipe ha promosso un progetto di sensibilizzazione e prevenzione della violenza di genere, da realizzarsi con le scuole secondarie superiori e inferiori presenti sul territorio.

Ancora una volta torna preponderante il tema della “casa” e il peculiare contesto socio-culturale che caratterizza l’aria garganica: bellezza di una natura incontaminata e selvaggia, che trova nell’attaccamento alle radici il suo punto di forza ma anche il suo limite, specie quando si mostra restia allo sradicamento di modelli patriarcali e pregiudizi di genere, in ragione dei quali l’amore implica spesso l’accettazione incondizionata del potere dell’uomo e il sacrificio di sé in nome della serenità domestica e familiare. La casetta “La tua voce conta” è elemento fondante della campagna che si intende promuovere: una sorta di cassetta postale, da lasciarsi presso gli istituti coinvolti, dove gli studenti, in completo anonimato, potranno lasciare testimonianze, pensieri o addirittura denunciare episodi di violenza subiti; lo scrutinio poi avverrà alla presenza delle professioniste del Centro che potranno quindi anche fornire delle prime, importanti risposte ai quesiti proposti.

Se dunque la scuola è spesso vissuta dai ragazzi come una seconda casa, e la famiglia rappresenta il primo contesto emozionale nel quale si sperimentano ed apprendono gli strumenti per amare, è allora ai ragazzi che è importante dar voce, promuovendo percorsi di educazione agli affetti e alle differenze uomo-donna.

Fare spazio; liberarsi da ciò che ingombra i nostri luoghi, fisici e mentali, affinché le cose, e le persone, abbiano la possibilità di raggiungerci. Affinché la vita possa dispiegarsi nelle sue molteplici forme e direzioni, dando sempre più voce al rispetto e sempre meno diritto di parola alla violenza.

Eliana Frisoli

(psicologa)

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